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Area REDAZIONE - 03/09/2024

La professione soffre per una mancanza di identità verso la politica e la collettività, ma la bozza di riforma non risolve il problema

Riprendo il tema già affrontato in altre occasioni delle modifiche del DLGS 139/2005 poiché è proprio grazie alla pubblicazione delle mie riflessioni che ho avuto la possibilità di confrontarmi con molti colleghi e questo costituisce per me un’ importante approfondimento che porterò in Consiglio in vista delle annotazioni che saranno formalmente inviate al CN dall’Ordine che presiedo .

Purtroppo le modalità ed i tempi dettati dal Consiglio Nazionale non hanno consentito che questo dialogo avvenisse in modo più organico e strutturato attraverso molteplici incontri fra i presidenti degli Ordini  con solo oggetto , di volta in volta, un tema o un numero limitato di articoli e , a cascata, fra i Consigli territoriali e gli iscritti. In ogni caso, anche con questa modalità indiretta, ho potuto avere spunti significativi che, probabilmente, non sarei riuscita a maturare da sola.

Spero, quindi, che tutto ciò sia di stimolo per comprendere che non è richiesto dagli iscritti un cambio formale o solo burocratico, ma una vera e propria piccola rivoluzione  e che, per non fare danni, il testo va analizzato riga per riga con un confronto allargato che recepisca le reali esigenze che conducono a ritenere opportuno un cambiamento..

Per questo motivo, mi pare importante, richiamare, fra i tanti temi, una delle ragioni principali  che conducono ad una revisione dei testi e cioè la mancanza  nella norma di una definizione chiara di chi è il Commercialista che,  per l’eterogeneità delle competenze, oggi è spesso poco considerato dal Legislatore e, sotto il profilo della competitività, debole nei confronti di altre figure consulenziali.

L’attuale articolo 1 della norma si limita alla seguente espressione “Agli iscritti nell’Albo dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, di seguito denominato «Albo» è riconosciuta competenza specifica in……”

La nuova formulazione riprende, senza modificarla, questa dizione aggiungendo solo, quasi come una lunga lista della spesa, le materie per le quali ci viene riconosciuta questa competenza.

Le domande che mi pongo e propongo sono:

Se questo approccio non è stato efficace nel passato, perché dovrebbe condurre a benefici in termine di autorevolezza per il futuro?

Questa lunghissima elencazione fa comprendere ai meno attenti chi siamo?

Ci identifica in modo chiaro rispetto ad altre figure consulenziali?

Sinceramente a me personalmente non pare, perlomeno sotto il profilo comunicativo, una strada che produce questi effetti…al contrario ci rende ancor più “indefiniti”.

Riconoscere delle competenze non dà una identità poiché noi non “siamo” solo le competenze che abbiamo!

Una strada percorribile potrebbe essere quella di introdurre in modo chiaro una definizione che ci distingua verso l’esterno, crei nell’iscritto un senso di appartenenza (che la semplice identificazione di competenze non ci può dare) ci consenta di dialogare con il Legislatore forti di un riconoscimento normativo .

Faccio un esempio che viene elaborato come spunto di pensiero, quasi una riflessione ad alta voce.

L’art. 1 potrebbe iniziare con la seguente definizione:

  1. I dottori commercialisti e gli esperti contabili sono consulenti strategici e multidisciplinari che operano in ambito economico, fiscale, societario, contabile e finanziario e lavoristico, fornendo, nelle citate aree, un supporto esperto e competente nelle decisioni di privati ed enti economici di qualsiasi natura e dimensione. 
  2. La professione di dottore commercialista ed esperto contabile è esercitata con autonomia, indipendenza e responsabilità, al servizio delle istituzioni e della collettività, promuovendo lo sviluppo economico sostenibile, la trasparenza e il rispetto dei principi di governance ambientale, sociale ed economica (ESG).
  1. La professione è ispirata a principi di etica, integrità e trasparenza, con l’obbligo di aggiornamento professionale continuo, e gli iscritti sono interlocutori qualificati per la collettività e le Istituzioni nelle aree di cui ai precedenti capoversi.
  2. La professione è regolata dalla presente normativa, promuovendo la cooperazione multidisciplinare con altre professioni e assicurando il rispetto delle norme di deontologia professionale.”

Ovviamente  è solo una traccia  che deve servire a spostare l’ottica da una visione che risale al lontano 2005 ad una impostazione moderna .

Una lunga lista di competenze  non crea autorevolezza, non genera spirito di appartenenza, non rende la professione più appetibile e quindi, a mio avviso, non è un incipit che risponde alle istanze di cambiamento che chiedono gli iscritti.

Con queste premesse è possibile poi affrontare nell’articolo successivo,  il tema della specificazione nelle differenti articolazioni…..ponendo però attenzione a non entrare così nel dettaglio da far perdere la visione d’insieme…ma su questo punto credo sia necessario un autonomo approfondimento.

Link alla pubblicazione: Commercialisti: nella bozza di riforma (Dlgs 139/05) manca l’identità

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